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La 48esima maratona: “Correre a 80 anni per celebrare la magia della vita”

ROMA – “Alzati e corri!”. Chissà se domenica Sergio Molinari rivolgerà a se stesso la benedizione che impartisce, prima di ogni gara, ai suoi discepoli runner. Perché lui il Maestro, come lo chiamano tutti nel folle e romantico mondo dei podisti, affronterà la sua sfida più difficile: correre e finire la maratona di Firenze. Non per la sua età, ‘appena’ 82 anni e mezzo, ma perché non si sente tanto in forma da un paio di settimane. “Lo ammetto – confida Molinari – non sto al meglio. Ma andrò tranquillo. La sera prima mi mangerò spaghetti aglio, olio e peperoncino per darmi forza. Più tante patate. E durante la maratona chiederò al Padre Eterno di darmi l’energia che mi manca per arrivare al traguardo”.

Quella di Firenze sarà la 48esima maratona per il Maestro che ha cominciato a correre a 63 anni. “Come sempre userò la capoccia in gara, mi dirà lei cosa dovrò fare. Quando rallentare e, eventualmente, camminare per poi ripartire”. Fino alla vigilia non si riposerà: abbasserà solo sabato pomeriggio la saracinesca del suo negozio da barbiere, nel cuore di Frascati dove vive e si allena. Un negozio che è un tempio della corsa, con alle pareti diplomi, medaglie e maglie di tutte le gare a cui ha partecipato. Una meta per tanti appassionati e curiosi, quasi un lungo di culto. Anche perché il Maestro è diventato famoso sui social con i suoi siparietti divertenti con cui offre gioia al prossimo. Su “Febu” come chiama lui Facebook. “Perché la corsa è la gioia della vita”, sottolinea mentre pareggia le basette a un cliente che gli fa gli auguri per l’impresa.

Ma cosa spinge un ragazzo di 82 anni e mezzo a sfidare quell’Everest di 42 chilometri e 195 metri che spesso manda in crisi anche atleti con 50 anni di meno? “La voglia di dire tutti che la corsa illumina la vita. Di dimostrare, soprattutto alle persone anziane, l’importanza di fare del movimento che fa bene al corpo ma soprattutto alla testa. Anzi, alla capoccia. Non bisogna necessariamente correre, anche camminare dà grandissimi risultati. Per cui dico a chi ha dei problemi, lasciate i pensieri e cominciate a far rivivere il vostro corpo e la vostra fantasia”.

fonte: repubblica.it

Il corpo in soccorso del cervello flessioni contro la demenza senile

Che l`attività fisica facesse bene a giovani e adulti non era un segreto. E che provocasse effetti benefici anche sugli anziani era prevedibile. Ma che giovasse sulle condizioni delle persone affette da demenza senile non era ancora stato dimostrato. Finora.

Uno studio realizzato dai ricercatori del Royal Perth Hospital, in Australia, pubblicato sull`ultimo numero della rivista Journal of the American Medical Association, ha mostrato come l`esercizio fisico fornisca un valido aiuto per i problemi di memoria causati da demenza senile o da disturbi neurodegenerativi.

La ricerca è stata realizzata sottoponendo un gruppo di 170 ultracinquantenni affetti da demenza senile, a diverse sedute di ginnastica dolce per un periodo di sei mesi, all`interno delle loro abitazioni, coadiuvati da un`equipe di fisioterapisti e istruttori specializzati. Le sessioni (della durata di 50 minuti) prevedevano: lunghe passeggiate, yoga, esercizi di respirazione e di allungamento.

L`esercizio fisico ha prodotto risultati considerevoli: è stato attestato un accrescimento del grado di attenzione dei soggetti dovuto alla maggiore irrorazione sanguigna nelle regioni cerebrali. Gli anziani hanno rivelato una nuova capacità di concentrazione, legata alla riattivazione del cervello. Il che ha influenzato anche la qualità della loro vita. Gli effetti benefici acquisiti durante i sei mesi di attività sono inoltre perdurati anche durante l`anno successivo all`interruzione dell`esperimento. Tale ricerca ha dimostrato concretamente il rapporto diretto che intercorre tra attività fisica e aumento della perfusione delle aree cerebrali addette alle funzioni cognitive, che in passato era stato soltanto ipotizzato.

 

http://salute24.ilsole24ore.com/articles/646

Anziani ma attivissimi. Il segreto? È in un neurone

MOLTO ANZIANI ma attivissimi mentalmente. Più che vispi. Persone ben oltre gli 80 anni con una funzione cerebrale nettamente superiore non solo per la loro età ma anche a chi di anni ne ha la metà.

Li chiamano superagers e hanno fatto parte di uno studio di ricercatori della Northwestern University, negli Stati Uniti, che ora rivela come la loro mente si sia mantenuta del tutto lucida. Molto più di quanto si aspettassero i ricercatori dallo studio “90 ”, che ha analizzato persone di età compresa tra 80 e 100 anni resistenti al declino cognitivo. Anche perché la maggior parte dei superagers presi in esame fumavano, bevevano, non avevano certo il chiodo fisso del peso forma, prendevano caffè, amavano stare in compagnia e avevano persino i grovigli della demenza nei loro cervelli: ma nonostante tutto questo la loro funzione cerebrale è risultata migliore rispetto ai 50enni. Un risultato sorprendente, dunque.

 

• IL NEURONE ECONOMO

Il motivo? Una proporzione più elevata nel cervello di un neurone raro chiamato von Economo, un neurone “sociale” che tende a essere disfunzionale nelle persone con autismo, schizofrenia e disturbo bipolare. Come è emerso durante il meeting annuale dell’American Association for the Advancement of Science ad Austin, in Texas, che si è tenuto nei giorni scorsi, e dove i ricercatori hanno annunciato la loro scoperta: guardando al cervello di 10 superagers dopo la loro morte, ma avendoli studiati prima per anni, i ricercatori difatti hanno osservato che questi individui avevano più neuroni von Economo, un tipo di cellula cerebrale che si pensa aumenti le capacità cognitive e comunicative.

 

• LA MEMORIA

Una delle regioni cerebrali in cui si trovano è un’area considerata importante per l’attenzione e per la memoria, nota come cingolato anteriore.Un’area risultata più spessa nei superagers. “Guardando al microscopio abbiamo scoperto che i superagers hanno più neuroni von Economo rispetto agli 80enni medi, e più neuroni von Economo anche a 20 anni”, ha spiegato Emily Rogalski, tra gli autori dello  studio.

 

• ALTRE DIFFERENZE

Ma ci sono anche altre differenze. Il tasso di assottigliamento cognitivo negli 80enni medi, spiegano gli studiosi, è di quasi due volte e mezzo rispetto a quello dei superagers scoprendo anche che nel loro cervello c’era anche una proteina nota come amiloide, una sostanza che può aggregarsi e che può causare le placche legate all’Alzheimer. Nonostante questo, però, gli ultra 80enni studiati mantenevano capacità cognitive e mnemoniche. Proprio come se fossero resilienti alla demenza. Questi risultati, secondo i ricercatori, potrebbero essere utili per capire come migliorare in generale il processo di invecchiamento e prevenire o trattare le malattie legate alla vecchiaia.

http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2018/02/20/news/superanziani_ma_attivissimi-189237088/?ref=search